«È un giorno buono per l’America. Il Paese ha rispettato i suoi impegni, giustizia è stata fatta. Il mondo è più sicuro e sarà un posto migliore grazie alla morte di Osama Bin Laden». Con queste parole, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama commenta l’uccisione dello sceicco del Terrore.

Un blitz dei Navy Seals nel suo bunker in Pakistan (a 70 km a nord di Islamabad) ha messo fine alla vita del leader di Al Qaeda e aperto nuove speranze per la sicurezza e la lotta al terrorismo in tutto il mondo, come ricorda il segretario di Stato Hillary Clinton.

Un’America in festa, quella che appare sugli schermi, per mostrarsi ai telespettatori fra bandiere, inni e maschere grottesche nell’esultazione generale.

Fa un certo effetto pensare che Barack Obama non esprima nemmeno una parola di pietà per quello che era, comunque, un essere umano. Proprio adesso che il sogno americano sembrava concretizzarsi in realtà, per riscattare la parte più torbida del passato degli Usa   (dalla schiavitù al Vietnam per arrivare all’Iraq), e dare voce a tutti coloro che non ne hanno mai avuta molta.

L’esultazione di fronte a questo avvenimento può essere comprensibile nella gente comune e addirittura ragionevole nei parenti delle vittime dell’11 settembre, perché sarebbe sciocco affermare a tutti i costi una compassione falsa e buonista per un uomo orribile e spietato.

Ma un capo di Stato dovrebbe insegnare la civiltà e rispettare la dignità di ogni persona.

“Il mondo è più sicuro”, afferma Obama. Sembra semplice, a parole. Ma nei fatti non è così. La morte di un uomo, per quanto efferati possano essere gli atti da lui compiuti, non genera altro che vendetta nei suoi figli.

“Occhio per occhio, e il mondo diventa cieco”, affermava Gandhi. Di certo non “più sicuro”.

La morte di Osama Bin Laden non può bastare a sconfiggere il male del mondo e Barack Obama non dovrebbe mandare messaggi facili che fomentano il suo popolo, innescando un tripudio malsano che festeggia brindando con il sangue di un uomo e che non porta da nessuna parte, se non a diffondere una cultura di violenza.

Un cartello visto nel triste carnevale americano di questi giorni riporta la scritta “Obama 1- Osama 0”. Bisognerebbe capire però quale partita era in corso.

Forse, gli Usa hanno vinto un punto nella battaglia contro il terrorismo, ma probabilmente ne hanno perso uno nella battaglia per la civiltà.