Il momento storico attuale del nostro Paese vede l’incremento costante di separazioni e divorzi. Tuttavia, si osserva che spesso la separazione della coppia non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza per la ricerca di un nuovo equilibrio soprattutto in uno scenario familiare in cui rabbia e senso di colpa influiscono nelle relazioni con possibili conseguenze negative sui figli. A volte per i genitori, presi dalle proprie vicende personali, può risultare difficile riconoscere il disorientamento dei figli ed aiutarli ad elaborare gli eventi, la sofferenza e i cambiamenti.
In quest’ottica si inserisce la risorsa dei GRUPPI DI PAROLA per figli di genitori separati. Nel 1991 Lorraine Filion fonda in Canada i primi Grupes de Paroles (per bambini) e Groupes Confidances (per adolescenti). Qualche anno dopo si diffondo in Francia ad opera di Marie Simon; anche in Belgio e in Scozia questi gruppi sono iniziative che da anni i Servizi Sociali utilizzano. In Italia, i Gruppi di Parola, invece, sono una realtà piuttosto recente: sono stati introdotti, infatti, per la prima volta nel 2006 dalla professoressa Costanza Marzotto, presso il Servizio di Psicologia clinica per la coppia e la famiglia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
I Gruppi di Parola sono uno strumento di aiuto offerto ai figli di genitori separati o divorziati affinché questi bambini e adolescenti abbiano la possibilità di sviluppare una propria rappresentazione dei fatti legati alla separazione. Hanno lo scopo di accompagnarli, insieme alle loro famiglie, durante la riorganizzazione della vita quotidiana e consentono ai bambini di reperire, con l’aiuto del gruppo di pari e con la guida del conduttore, strategie possibili per gestire le relazioni all’interno di un sistema familiare in cambiamento.
Il GdP può essere composto da un minimo di 4 a un massimo di 8 partecipanti tra i 6 e i 15 anni; è importante che il numero dei partecipanti non sia troppo elevato così che il dialogo non risulti troppo dispersivo. In più, è consigliabile evitare la presenza contemporanea di fratelli per favorire l’espressione individuale, ma è bene inserire in uno stesso gruppo bambini che si trovano in fasi diverse della separazione per una maggiore condivisione di esperienze.
L’obiettivo principale del GdP è quello di dare parola a un evento critico e doloroso attraverso la condivisione. Nello specifico consente di esprimere sentimenti, paure, dubbi e speranze attraverso diversi strumenti e avere l’occasione di reperire informazioni e di porre domande. Tutto questo viene trattato in un ambiente accogliente e con l’aiuto di professionisti appositamente formati, generalmente psicologi e assistenti sociali, preferendo la co-conduzione che permette di seguire meglio tutti i bambini e di usare gli strumenti adatti, soprattutto quando c’è una buona sintonia tra i conduttori.
Le tematiche proposte sono numerose e spesso variano in base a quanto emerge dalla prima conoscenza del gruppo. Generalmente si affrontano argomenti come il senso di responsabilità verso la separazione dei genitori, il conflitto, la relazione con il genitore non coabitante, i nuovi compagni dei genitori ed, eventualmente, i nuovi fratelli… Sono tutte situazioni che i minori vivono quotidianamente, ma di cui molto spesso non capiscono il reale significato. Questi temi vengono trattati in modo flessibile e in base ai bisogni che emergono da quel determinato gruppo anche perché lavorare con i bambini comporta sempre un certo grado di imprevedibilità. Gli strumenti di cui si servono i conduttori per far sì che i partecipanti si esprimano al meglio sono il disegno, i cartelloni, i giochi di ruolo, la scrittura e le emoticons.
Il GdP segue un percorso di quattro incontri preceduti da un incontro di presentazione ai genitori del lavoro che si andrà a svolgere. Questo primo colloquio rappresenta una parte fondamentale del progetto in quanto si possono già ricavare numerose informazioni sia sulla situazione familiare sia sul momento della separazione e sulle dinamiche relazionali tra i genitori. L’organizzazione prevede i primi tre incontri solo per i bambini, mentre nella seconda parte dell’ultimo incontro sono attesi i genitori. Questi ultimi devono firmare in modo congiunto l’iscrizione del/i figlio/i al gruppo e al termine del percorso possono richiedere un incontro di restituzione facoltativo con i conduttori per un confronto su come il proprio figlio ha vissuto l’esperienza e se è cambiato qualcosa nel rapporto con i genitori; spesso, in questo colloquio, emergono anche le loro difficoltà di adulti nel gestire il legame genitori-figli. Nello specifico ogni incontro è scandito in tre momenti (apertura, merenda, chiusura) e ha un tema dominante: la conoscenza, la scatola dei segreti (contiene i pensieri che i bambini non si sentono di esprimere ad alta voce), la lettera per mamma e papà, mamma e papà rispondono.
Un momento significativo avviene, appunto, durante l’ultima ora del quarto incontro: in questo momento, i bambini hanno modo di presentare a mamma e papà una lettera che il loro gruppo ha scritto per il gruppo dei genitori; in seguito quest’ultimi hanno la possibilità di rispondere al gruppo con dei messaggi anonimi, che vengono letti a tutti dai conduttori. Questa circostanza, carica di forti emozioni, permette ai bambini di stare con i propri genitori i quali trasmettono un messaggio importante che è quello del mantenimento della loro presenza e del loro amore, nonostante la separazione della coppia.
Ciò che permette ai bambini di confrontarsi ed esprimere i loro vissuti e le loro emozioni è il fatto che possano farlo in un ambiente sicuro e caratterizzato dalla riservatezza in quanto essi devono sentirsi liberi di parlare di quello che stanno vivendo sapendo che quello che dicono verrà mantenuto segreto dai conduttori e dagli altri partecipanti.
Troppo spesso questi bambini si trovano in una situazione di disorientamento e solitudine che riempie le loro teste di preoccupazioni tanto da accantonare le attività che dovrebbero fare alla loro età. Inoltre, se i genitori pensano che i figli siano rimasti fuori dal conflitto o che non sappiano, è vero, invece, che questi recepiscono le vicende e sostituiscono le informazioni reali, spesso non espresse apertamente, con delle fantasie andando ad alimentare il senso di colpa e a minare la loro autostima. Oltretutto, nel nostro Paese gli interventi in fatto di separazione si svolgono all’interno di percorsi giuridici, tranne nel caso i cui i servizi ritengano necessari momenti di supporto (come la mediazione familiare) nelle situazioni più problematiche, e di fatto i minori vengono ascoltati solo in modo marginale. Anche se il GdP non è un vero e proprio intervento terapeutico, ma di sostegno, può avere effetti terapeutici anche per il solo fatto che i genitori insieme abbiano pensato che questo tipo di esperienza potesse rivelarsi utile per il proprio figlio.
In conclusione, il Gruppo di Parola può rivelarsi una ricca e valida risorsa che permette in poco tempo di affrontare tematiche difficili ed impegnative e di stabilire un contatto con la famiglia che, a volte, potrebbe rivelarsi bisognosa di un supporto più articolato e continuativo. L’elemento che caratterizza questo progetto è che, attraverso il gruppo, i bambini apprendono il messaggio più importante: nonostante la separazione, mamma e papà continueranno ad amarli e a rimanere per sempre i loro genitori.
“Iscrivere il proprio figlio ad un Gruppo di Parola è per lui un’opportunità per vivere meglio le trasformazioni che attraversano la sua famiglia” (Marie Simon)
Deborah Zuccotti
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