Un lampo seguito da una frenata in un rettangolo di gioco di 42 metri di lunghezza per 22 di larghezza. Questa è la prima immagine che mi viene in mente per descrivere il calcio a 5, o più correttamente futsal, che deriva dalla fusione di futbòl e salòn (“calcio e salone, intenso come struttura coperta).
Ho conosciuto questo sport nel lontano 1996 e ho cominciato a praticarlo agonisticamente 8 anni fa, apprezzandone immediatamente le doti principali: velocità e mancanza di tempi morti, in quanto è uno sport in cui anche la più innocua delle situazioni – come un semplice controllo di palla fatto lentamente da chi attacca – può diventare lo spunto per un’azione in contropiede o un’azione d’attacco da parte della squadra che si difende.
Il calcio a 5 è nato agli inizi degli anni 30 in Uruguay, a causa della necessità di far praticare attività sportiva in palestra nelle scuole, per poi trovare una rapida diffusione in Sud America e successivamente, negli anni, un po’ in tutto il mondo; oramai ai mondiali sono presenti squadre di tutti i continenti e solitamente più o meno di buon livello, anche se questo sport è praticato principalmente in Sud America e in Europa (nei paesi mediterranei, Italia, Spagna e Portogallo e nell’Est Europa in Russia e Ucraina); ha conosciuto un forte sviluppo a partire dagli anni ’80 per poi diffondersi sempre di più durante gli anni ’90; i primi mondiali risalgono al 1982, disputati in Brasile e vinti dai padroni di casa, mentre nel 1988 la Fifa riconobbe ufficialmente questa disciplina.
Nel corso degli anni questo sport si è notevolmente evoluto sotto tutti i punti di vista: i materiali, i campi di gioco, la tecnica e il modo di giocare. Basti pensare che negli anni ’80, durante i primi campionati italiani, si giocava su campi di terra battuta e i palloni utilizzati non erano a rimbalzo controllato, per intenderci, si usavano palloni simili a quelli da calcio. Per quanto riguarda i campi, almeno ad alto livello (ovvero nelle competizioni internazionali), vi è l’obbligo di giocare al chiuso, nei palazzetti, mentre nei campionati italiani vi è quest’obbligo per la serie a, la a2 e la b, e i campi sono solitmente in sintetico o parquet; aspetto che ha velocizzato molto il gioco.
Per quanto riguarda la tecnica individuale questo sport è caratterizzato dall’uso della suola per il controllo della palla e dal continuo movimento dei giocatori “di movimento”. Questa è la differenza fondamentale con i calcio, oltre alla dimensione del campo da gioco, al differente tipo di pallone utilizzato, al numero dei giocatori (5 e non in 11) e alla porta più piccola (2 metri di altezza per 3 di larghezza). In particolare quest’ultima differenza è dovuta all’utilizzo del pallone a rimbalzo controllato, poiché più basso e meno rapido di quello da calcio, e agli spazi ridotti, per cui serve maggior rapidità e controllo di palla; inoltre, fatto non trascurabile, nel calcio a 5 bisogna saper sia attaccare che difendere, perché i giocatori di movimento e lo stesso portiere hanno maggiori possibilità di toccare la palla durante la partita.
Per quanto mi riguarda consiglio di praticarlo perché è uno sport in cui non ci si annoia mai, perché si è in continuo movimento e perché ogni singola azione può portare ad un gol; inoltre, cosa fondamentale per i più giovani, è uno sport di squadra, perciò in grado di insegnare valori quali il lavoro comune, il sacrificio per il bene degli altri e la coesione: è il gruppo a dover raggiungere qualsiasi risultato e molte volte basta un singolo errore, o un compagno di squadra che non cerca di rimediare (metterci la classica “pezza”) e si può perdere una partita.
Per chi ci si avvicina per la prima volta consiglio vivamente di vedere alcuni di questi video su youtube. Capirete perché il calcio a 5 sia così bello e appassionante.
http://www.youtube.com/watch?v=lzQwtmUrSK4
http://www.youtube.com/watch?v=ZXL-4-iqWbs
http://www.youtube.com/watch?v=5Lh08Ba6sTg
http://www.youtube.com/watch?v=DcYBJKIxOkE
Giacomo Santamaria
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