Finalmente sono tornato. Fra viaggi, tormenti interiori e problemi fisici, eccomi di nuovo tra i comuni mortali per raccontare le gesta dei nostri eroi sopravvissuti al faticoso viaggio di andata.
Come ricorderete la prima giornata del nostro soggiorno era trascorsa abbastanza tranquilla: ristoratici con il pranzo e dopo aver preso le stanza – per mia sfortuna sempre il bungalow numero 13 – e aver aperto le valigie, nel primo pomeriggio giunse il meritato riposo; risvegliatici dal lungo sonno – in realtà non dormii una mazza – giunse finalmente il momento della piscina, verso le 17.
I primi due giorni furono estremamente faticosi per il nostro eroe che rimbambito a causa della mancanza di sonno – mai partire senza aver dormito la sera della partenza, è un suicidio – non vedeva l’ora che il soggiorno finisse e già pregustava la prossima partenza. La differenza principale rispetto all’anno precedente era che l’Adria non offriva più ai suoi ospiti il buffet di verdure a pranzo e a cena, ma solo un bel misto di insalata e pomodori verdissimi – verdi come neanche un semaforo.
Nonostante questo, come vedete mie care vittime/lettori, sono sopravvissuto.
In positivo bisogna dire, però, che c’era una buona animazione, con un gruppo di ragazzi piuttosto vivaci e simpatici. E sottolineo, per dovere di cronaca, dolcissimi con i nostri ragazzi (qualcuno di loro si è anche innamorato delle animatrici); altra nota positiva è stata la temperatura decisamente inferiore rispetto all’anno prima, tanto da far rosicare il nostro eroe che aveva portato un solo pantalone lungo e ha quindi dovuto usarlo per due settimane. Lo giuro, la sera faceva quasi freddo.
Passati i primi due drammatici giorni, fra spiaggia e piscina, quest’ultima rigorosamente il pomeriggio – e recuperato un po’ di sonno – il soggiorno è proseguito in maniera tranquilla. Ma questo è un’altro discorso che sarete costretti, miei cari amici, ad ascoltare nella prossima puntata.
Prometto, non vi farò aspettare un’altro mese.

 

Giacomo Santamaria