È un viaggio iniziato a Roma il 1 marzo quello della Carovana Internazionale Antimafie, che quest’anno giunge alla 16a edizione. È un viaggio che segnerà ben 123 tappe, passando per Italia, Corsica,Francia, Svizzera, Albania, Bosnia, Bulgaria e Serbia, e porterà in ogni città spettacoli, dibattiti, animazione nelle piazze e tanti altri tipi di iniziative per sensibilizzare e coinvolgere abitanti e le istituzioni locali alla lotta contro la mafia. Numerosi saranno i gesti simbolici che caratterizzeranno questa carovana, come il passaggio del testimone da tappa a tappa, i diari di viaggio, e la bandiera della legalità democratica, costituita dall’aggiunta graduale di pezzi di stoffa riportanti il nome delle città protagoniste.
Ma quali sono i nostri nemici, che cosa garantisce l’azione mafiosa sul territorio? L’egoismo e l’individualismo per esempio, e coloro che vogliono il potere e il controllo, che sono disposti a tutto pur di salvaguardare i loro affari e i loro interessi, anche a rendersi colpevoli di omicidi.
La cultura mafiosa è purtroppo largamente diffusa nel nostro paese, anche laddove può sembrare impensabile.
Ma come può una comunità combattere la mafia? Ognuno di noi, nel suo piccolo, può fare qualcosa. Dobbiamo scuoterci di dosso la rassegnazione che ci affligge da troppo tempo (diciamo sempre che tanto le cose non cambieranno mai) , dobbiamo uscire dall’indifferenza e metterci realmente in gioco per cambiare le cose, a partire dalla quotidianità e dall’assumerci la nostra parte di responsabilità.
Dobbiamo difendere il nostro valore più grande che è la libertà, proprio quel valore che la mafia teme e che cerca in tutti i modi di sopprimere. Dobbiamo liberare la libertà stessa, solo in questo modo potremmo guardare i nostri oppressori a testa alta e sradicare totalmente la mafiosità che ormai avvelena da anni molti paesi.
Sono questi ideali di libertà e di cultura sociale che costituiscono la benzina di questa carovana, che da 16 anni viaggia portando con sé informazioni reali, conoscenze profonde e tanta volontà di formare una comunità internazionale riunita a fronteggiare questo grande problema.
Ringraziamo Fabio Ferri per l’intervista
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